La professoressa Ester Macrì dell’Università degli studi di Firenze affronta il tema delle API.

Una qualsiasi app che abbiamo installato nel telefonino – spiega la Professoressa – usa tra le 15 e le 20 API. Ma cosa sono queste API? Le potremmo definire una sorta di “colla digitale”, cioè dei pezzi che permettono agli sviluppatori di fare un vero e proprio collage andando a prendere servizi e tool da altre applicazioni esistenti e già ben funzionanti per andare a creare una nuova app.

Qual è il vantaggio? Che il programmatore non deve scrivere il codice ex novo, ma può attingere a questi “pezzettini” già fatti da altri senza neanche andare a leggere il codice, ma attingendo cioè a delle librerie già pronte e poi rimettendole insieme come meglio crede, come più ha bisogno, per creare una nuova API e quindi anche nuovi servizi.

Quali sono le API più famose e che vengono anche più utilizzate a livello di sviluppo? Sicuramente quelle di Google Maps, che ci permettono di navigare e permettono agli sviluppatori che vogliono creare altre app che abbiano a che fare con le mappe e con la navigazione di attingere in maniera semplice a questo patrimonio informatico; però anche quelle di Amazon sono molto diffuse e libere, accessibili per gli altri sviluppatori che vogliano creare un e-commerce.

Quindi, le API sono fondamentali per il mondo del business, perché nell’ottica del libero scambio anche all’interno del mondo di internet e della tecnologia costituiscono un vero e proprio “oro”, nel senso che costituiscono qualcosa che permette di creare cose nuove in maniera semplice e integrata.

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