L’intervista al Cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, realizzata durante il convegno di” Crescere tra le righe” dell’edizione del 2013.
D: Qual è, Monsignor Ravasi, il suo messaggio da lasciare ai giovani qui di Bagnaia?
R: Il messaggio principale io lo esprimerei con una frase, lontana nel tempo, di una grande personalità del passato della cultura classica come Platone, il quale mette in bocca al suo maestro Socrate una frase che potrebbe essere un monito anche cristiano, quando dice che “una vita senza ricerca non merita di essere vissuta”. Un grande augurio per i ragazzi: che sappiano sempre cercare andando oltre la superficialità, la banalità, lo scontato che tante volte li avvolge.
D: Lei come valuta questa iniziativa, che ambiente ha trovato qui a Bagnaia?
R: Io sono già stato presente altre volte, ho già partecipato, e ho visto naturalmente la parte più interessante per me di questo incontro: le domande dei ragazzi. Anche perché per noi che tutto sommato apparteniamo a un’altra generazione – e per di più apparteniamo anche a un altro orizzonte cioè quello del mondo ecclesiastico – avere voce giovani che interrogano in maniera “nuda”, non in maniera costruita o sofisticata, è estremamente prezioso per riuscire non solo a dire a loro alcuni valori, ma anche a poter camminare con loro.
D: Che importanza può avere il lavoro di Andrea Ceccherini e dell’Osservatorio proprio in chiave di educazione dei giovani?
R: Prima di tutto dovrebbe essere quello di accostare al giornale, carta stampata, però sappiamo bene che i giovani ormai hanno altri percorsi. L’importante è che leggano e che sappiano attraverso il giornale passare dalla notizia alla comprensione. Che è uno dei fenomeni più complessi paradossalmente, perché la notizia è offerta in maniera immediata anche da tanti mezzi – pensiamo a internet, alla televisione –; la comprensione, lo scavo invece deve essere sempre personale anche se magari guidato da una voce.
D: I social network, che lei utilizza, sono un tramite per i valori o sono qualcosa che si mette contro i valori?
R: Come tutte le realtà, in sé sono neutri, dipende molto dall’uso che una persona fa, e l’uso viene condizionato dall’ambiente, certamente, ma anche dalla persona stessa. Il grande rischio di chi usa questi mezzi di comunicazione è legato al fatto che può precipitare alla fine in un orizzonte così fluido, inconsistente, da perdersi di fronte a migliaia e migliaia di informazioni che vengono offerte in un paniere sterminato. Bisogna saper scegliere, perché non tutte le informazioni e i dati sono uguali e sceglierli è la vera grande arte.