La Professoressa Ester Macrì dell’Università degli studi di Firenze affronta il tema della Data driven culture.

Si sente spesso parlare di “approccio Data driven”. Di che cosa si tratta? È qualcosa di nuovo ma in realtà non tanto: basti pensare al fatto che il famoso censimento di Cesare Augusto durante il quale poi nasce Gesù è proprio un esempio di approccio all’amministrazione “data driven”, cioè l’imperatore voleva conoscere quanti sudditi aveva per prendere meglio delle decisioni. Ed è proprio questo tipo di approccio: partire dal dato per prendere le decisioni giuste.

In senso amministrativo, quindi, ci è facile pensare a questo: pensiamo a quando un’amministrazione crea delle rilevazioni ad hoc, come possono essere appunto censimenti ma anche altri tipi di rilevazioni, per raccogliere dati sui cittadini al fine di amministrare meglio.

Ma con l’avvento delle nuove tecnologie ognuno di noi ogni giorno produce una grandissima mole di dati e lascia dietro di sé una scia di dati in tutte le azioni quotidiane che fa: ogni volta che usiamo il nostro telefonino costruiamo tanti dati, sia per i servizi che utilizziamo sia quando ci spostiamo. Questi dati non sono solo di proprietà pubblica, ma sono spesso di proprietà privata. Enti pubblici e anche enti privati hanno dunque interesse a raccogliere tutti questi dati, sistematizzarli, incrociarli e andare a costruire delle decisioni efficaci. Per l’amministratore queste decisioni saranno prese sulla base dei dati raccolti al fine di fornire servizi sempre più efficienti, di andare incontro alle esigenze dei cittadini e anche di risparmiare risorse; dal punto di vista invece del privato si utilizzano questi dati per costruire prodotti sempre più appetibile e quindi con una finalità di guadagno.

La ricchezza di questo approccio è riuscire a mettere insieme dati di fonti diverse, quindi si tratta della famosa profilazione dell’utente, per cui si arrivano a conoscere di quell’utente tutte le sue abitudini ma anche i suoi desideri e che cosa vorrebbe poi magari acquistare, i servizi di cui vorrebbe servirsi.

Il problema legato a tutta questa grande mole di dati qual è? È il problema della privacy: fino a quanto io utente sono consapevole di lasciare dietro di me questi dati? E sono veramente consapevole dell’utilizzo che viene fatto di questi dati? Quanto sono d’accordo che i miei dati vengano utilizzati a scopi commerciali e amministrativi? Questo è un dibattito totalmente aperto.

Una cosa che possiamo fare da utenti per essere più consapevoli di questo è stare sempre molto attenti alle condizioni di utilizzo ogni volta che scarichiamo una app o ad esempio utilizziamo un portale online.

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