La Professoressa Ester Macrì dell’Università degli studi di Firenze presenta il tema dell’inclusione digitale.

La pandemia – spiega la Professoressa – ha evidenziato sempre di più come una delle nuove fonti di disuguaglianza sia quella delle competenze digitali. Quindi l’inclusione digitale diventa un tema su cui iniziare a riflettere in maniera seria.

Oggi una fetta della popolazione è esclusa digitalmente perché non riesce a fruire pienamente dei servizi tecnologici, ad esempio perché dove vive non arriva abbastanza connessione internet. Questo è stato un problema durante il lockdown: si pensi anche al tema della didattica a distanza, rispetto a cui tanti studenti si sono trovati tagliati fuori perché laddove vivevano non riuscivano ad avere un servizio di connessione a Internet abbastanza resistente da poter seguire le lezioni a distanza.

C’è poi un problema di competenze vere e proprie: l’Italia è molto indietro a livello di competenze digitali: basti pensare che il 42% delle persone tra i 16 e i 75 anni ha un livello appropriato di competenze digitali, mentre la media europea è del 58%, quindi nel nostro paese siamo ampiamente sotto la media. Questo si ripercuote anche nella fascia giovanile – quella dai 16 ai 24 anni – dove è il 65% ad avere delle competenze medio-alte, contro però l’82% a livello europeo; quindi anche i nostri giovani hanno un livello di competenze digitali inferiori a quello della media europea.

Da questo punto di vista che cosa poi succede? Succede che non siamo capaci di fruire di tutta una serie di servizi online e neanche poi di poter gestire il lavoro con le nuove tecnologie in maniera efficiente e adeguata. In questo senso bisogna operare – e operare presto – attraverso percorsi di alfabetizzazione digitale, non solo per gli adulti ma anche per i giovani.

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